Nella società che glorifica la riconquista e il controllo, c’è ancora spazio per una canzone che insegna a dire addio?

Riconquistare, non arrendersi, “lottare fino alla fine”. Sono alcuni dei mantra che attraversano canzoni, serie TV, contenuti social. Mantra figli del nostro tempo, quello in cui l’amore, per essere considerato vero, pare debba saper resistere a tutto. Anche alla sua fine.

Ma cosa accade quando la sua forma più alta si traduce nel saper lasciare andare, senza negare il legame e senza combatterlo?

È in questo spazio – riflesso tra l’insistenza del trattenere e la grazia del lasciare andare – che nasce “Pioggia”, il nuovo singolo di Domenico Cuccarese. Un brano che comincia dove finisce la pretesa. Nello sguardo di due persone che si riconoscono per l’ultima volta.

L’artista mette in discussione l’idea stessa di lieto fine: l’amore non come conquista, ma come misura del limite. Non ricerca la catarsi, ma accetta la sproporzione tra ciò che si prova per l’altro e ciò il tempo ci consente di vivere insieme.

Ed è in quel margine sottile tra il sentirsi ancora parte di qualcosa e il sapere che non lo si è più che si muove “Pioggia”. Nella scelta, consapevole, di restare dentro quel vuoto, senza riempirlo di promesse.

«Anche negli addii c’è dignità e poesia – spiega Cuccarese -. L’amore vero non sempre tiene unite due persone per tutta la vita, ma può finire bene. È questo che ho provato a raccontare: un amore che non si nega, non si sporca. Solo…si saluta.»

Un cielo che lacrima, un silenzio che parla. Da sempre, la pioggia è la più umana delle metafore naturali: cade su tutti, senza distinzioni di alcun tipo.

Nel brano, non è solo lo sfondo di un capitolo giunto a conclusione, ma la voce terza, una presenza che accompagna l’addio e ne custodisce la misura. È l’acqua che scorre e spinge in avanti senza negare il passato, che toglie peso alle parole e riporta tutto in scala.

Nella storia della musica, la pioggia ha sempre rappresentato un confine: da “Rain” dei Beatles a “Set Fire to the Rain” di Adele, fino al recente “Rain On Me” di Lady Gaga, è simbolo di purificazione, rinascita, o disperazione.

In questo progetto, è raccontata da un’altra prospettiva: non è un mezzo per liberarsi, né un elemento esterno. È la materia stessa del sentimento, la parte silenziosa di una storia che non cerca un seguito, ma una forma di quiete. La pioggia non promette: constata. Rende possibile la fine senza farla somigliare a una sconfitta.

I social network ci hanno abituati a mostrare tutto, a spettacolarizzare ogni emozione e questo ci ha portati a dimenticare quanto conti restare in silenzio. Forse è anche per questo che lo cerchiamo tra i suoni: nelle gocce che cadono uguali per tutti, nel rumore di fondo che rasserena.

Non a caso, i suoni della pioggia sono oggi tra i più ricercati nelle playlist di rilassamento e nei video ASMR, segno di un bisogno sociale di rallentare, di lasciare che le cose scorrano senza forzarle. Inoltre, è interessante notare come, nel nostro presente iperconnesso, la pioggia sia tornata come strumento terapeutico: le playlist di “rain sounds” sono tra le più ascoltate al mondo, a conferma di quanto il suono dell’acqua risponda al desiderio, sempre più diffuso, di imparare ad abitare e convivere con la malinconia in modo gentile. In questo senso, “Pioggia” intercetta una sensibilità contemporanea che va oltre la musica: quella del sentimento consapevole, che anziché travolgere, cerca comprensione e accettazione. Una riflessione sul tempo e sulla possibilità di viverlo senza pretendere di fermarlo.

Da qui nasce la canzone. In una notte reale di pioggia, Cuccarese comincia a scrivere, con le gocce che scandiscono il flusso dei pensieri. Le parole arrivano quasi da sole, come se fosse l’acqua stessa a dettare il ritmo e i versi.

«Quando la pioggia finirà ci diremo addio. Se questo è l’ultimo respiro, dammi un bacio amore mio». Al centro del racconto, un’immagine semplice e definitiva: due persone che si amano ancora, ma sanno che il tempo insieme è terminato. Non c’è rabbia, non c’è negazione. Solo il peso dolceamaro della fine.

In un mercato saturo di storie d’amore estreme, Cuccarese propone un racconto inusuale: quello di un sentimento che non cede al dramma, ma accetta la propria conclusione con compostezza.

Il videoclip ufficiale – diretto da R. Guglielmi, S. Cuccarese e D. Cuccarese – accompagna il brano tra sguardi trattenuti, movimenti rallentati e assenze a cui è necessario abituarsi. La pioggia è ovunque, come voce narrante invisibile, metafora di quello che è stato e che, ora, scivola via.

Classe 1981, Domenico Cuccarese è un autore, compositore e producer con alle spalle un percorso che spazia dal pianoforte alla scrittura per altri interpreti, fino alla produzione in prima persona. Dopo anni passati dietro le quinte, ha scelto di cantare in prima persona le sue parole, anche a costo di esporsi.

“Pioggia” ci porta a domandarci se sia ancora possibile raccontare l’amore senza doverlo salvare a ogni costo; una domanda che parla del nostro tempo, abituato a misurare i sentimenti in durata e non in verità. Nelle storie – reali o di finzione – l’amore deve resistere, sopravvivere, vincere. Cuccarese riconosce che fine non è sinonimo di fallimento, ma di accettazione della resa come forma di rispetto. Per sé e per l’altro.

E ci ricorda che c’è un tempo per mostrarsi e uno per comprendere.